Il rotoconcentratore è una tecnologia ausiliaria utilizzata quando la portata d’aria inquinata da trattare è elevata, ma la concentrazione di COV, composti organici volatili, è bassa.
Questa soluzione impiantistica ha l’obiettivo specifico di supportare il successivo stadio di abbattimento tramite ossidazione termica, ottimizzando così il consumo energetico dell’impianto.
Rotoconcentratore: caratteristiche tecniche e vantaggi offerti
Come funziona un rotoconcentratore?
La tecnologia di rotoconcentrazione è applicabile quando occorre depurare flussi a basse concentrazioni di COV ovvero quando occorre trattare, in genere, fino a qualche kg di COV (per ora) dispersi in un portata totale di diverse decine di migliaia di Nmc per ora. In questi casi, onde ottimizzare i costi operativi dell’impianto, è possibile concentrare gli inquinanti da trattare con il rotoconcentratore.
Pre-filtrazione del flusso da trattare
E’ molto importante dedicare particolare attenzione alla, spesso necessaria, filtrazione dell’effluente gassoso da trattare, al fine di evitare l’intasamento e la riduzione di capacità adsorbente della ruota di concentrazione. A tale scopo viene installata una sezione di filtrazione a più stadi dove, garantendo opportune riduzioni di velocità dell’aria e la presenza di materiali filtranti idonei, viene rimossa la maggior parte delle polveri.
Adsorbimento, desorbimento e ossidazione dei COV
In questa fase ha luogo il processo di assorbimento degli inquinanti, ovvero dei COV, dispersi in basse concentrazioni, per mezzo di una ruota di concentrazione contenente zeoliti che consente di garantire in continuo l’adsorbimento e la contemporanea rigenerazione di una parte della ruota. In questo modo viene meno la necessità di prevedere più fasi consecutive, o, per meglio dire, la fase di adsorbimento, rigenerazione e raffreddamento del materiale adsorbente, è realizzata in continuo. Immmagine Da MigliorareLa ruota di concentrazione è infatti costituita da più sezioni: oltre a quella di assorbimento, è presente una sezione di dimensioni più ridotte (detta di rigenerazione) in cui è possibile rimuovere l’inquinante precedentemente accumulato, ripristinando la capacità adsorbente delle zeoliti. Ecco come avviene il processo: L’aria inquinata viene inviata, per mezzo di appositi ventilatori, alla sezione di adsorbimento della ruota di concentrazione, dove l’inquinante viene trattenuto in relazione ai legami chimico-fisici che si costituiscono tra il materiale adsorbente (zeoliti) e gli inquinanti medesimi. L’aria, così privata di impurità, viene inviata al camino di espulsione finale. Successivamente, grazie al riscaldamento di aree opportune della ruota di concentrazione, l’inquinante adsorbito dall’emissione primaria è ceduto ad un secondo flusso caratterizzato da una portata nettamente ridotta. Questo flusso concentrato di dimensioni ridotte, è inviato ad un processo di ossidazione termica che, in base a caratteristiche tecniche specifiche, può essere di tipo recuperativo, catalitico o rigenerativo. La scelta del corretto sistema di ossidazione finale può permettere di raggiungere l’auto-sostentamento, riducendo drasticamente i consumi di combustibile ausiliario.